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Edizione a cura di Fanny & Alexander

Testi ed immagini
sono possesso
dei rispettivi proprietari

Direttore e responsabile editoriale:
Chiara Lagani
(Recapito e-mail)

Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Bartezzaghi, Sara Ciracassia,
Franco Gàbici, Francesco Giacchetti,
Laura Miccoli, Paolo Petitto, Eugenio Sideri


Si ringraziano:
Don Barton Johnson, Alexandra Cristina
Castillo-Kesper, le Edizioni Essegi,
Marco Martinelli, Luca Scarlini, A. Zapruder

PROSSIMA USCITA: "SF: Science or Fiction?"

  n. 6 - novembre 2004
  Editoriale
 

WORLD'S GAMES


“Una delle caratteristiche fondamentali del gioco è la virtualità combinatoria, di cui l’alfabeto, che è il materiale proprio del carme figurato, è fornito in alto grado. Oltre questa coincidenza di superficie, gioco e arte s’incontrano in motivazioni più profonde, che vanno dalla radice dell’impulso all’attenzione dell’atto, in ambedue l’una immotivata, l’altra diretta alla rappresentazione di sé medesima. Anche la logica comportamentale di fronte alla legge è sensibilmente uguale, poiché ambedue si sviluppano secondo delle leggi, ma ambedue tendono a sfuggirvi, non già con l’infrazione, come predica per l’arte la teoria stilistica, ma sfruttando oltre l’uso corrente la virtualità combinatoria del sistema istituito. L’artista sommo non è tanto colui che infrange la regola quanto colui che varia la consuetudine, così come il buon giocatore non è il baro, ma l’inventore di soluzioni inconsuete nello sviluppo dell’azione ludica. Gioco e pratica dell’arte si incontrano spesso anche sul terreno sociale, dove se l’una a volte viene inclusa in quelle salutari disoccupazioni dell’uomo che sono i passatempi, l’altro si veste delle grazie formali che son proprie della prima. Gioco e arte si ritrovano unite nelle più oscure zone dell’affettività e dell’irrazionale, dove quello che è detto per antonomasia gioco dello spirito si appaia alla preghiera, allo scongiuro, all’epifania dell’eros…” (Giovanni Pozzi, La parola dipinta, Milano, Adelphi, 1981)

È da molto tempo che ci interroghiamo sulla modalità in cui far uscire un numero dedicato al gioco. Come affrontare una scelta tra materiali così spaziosi? Come limitarsi ad una possibile direzione tra le infinite, proprio in un ambito in cui solo la polisemia più tentacolare e prodigiosa è garante del vero senso?

Le stesse parole, proprio le arcane"parole dipinte" di Padre Pozzi, che abbiamo qui convocato come Caronte per il nostro viaggio, quelle parole che in qualche modo sono connesse al gioco, e sono gioco esse stesse, ci fanno da guida nel labirinto del senso. Noi, come è evidente, siamo partiti da certe piste famose già tracciate da Caillois, principe e maestro di tutte le trasversalità, a cui dedichiamo infatti Lemmata di questo numero.

Partiamo dal termine gioco/iocus, di derivazione latina, che secondo alcuni contiene l'asseragliante radice del giogo, secondo altri il divorante splendore di ciò che è lieto (DIV, vedi il sanscrito div-yati=gioco), ma ha pur sempre su di sè l'ombra della ferita, di tutto ciò che un giorno venne scagliato (JAK; il latino jàculum=dardo). Poi c'è il bellissimo e arcaico ludo, che ritroviamo in parole quali ludoteca o nell'aggettivo ludico, e che porta dentro il ludus, tutto nella sfera semantica del giocoso moto, del ballo, ma anche nello slancio di ciò che si innalza, tripudia, saltella e balza (LUG-LEG). La levità estrema dunque, unita all'estrema vertigine, quella che è tutta nel rischio, nell'azzardo, e che si consuma spesso nell'incertezza; pensiamo al latino alea, i dadi. Le sue basi semitiche originarie oscillano tra il valore di folleggiare (il napoletano "pazziare"), e quello di divertirsi, stare allegri. Essere arditi, to be foolish, to be insolent.

Insomma, dalle parole del gioco si spalancano mondi, e questi mondi sono i puri precipitati del gioco e, ancora, in esso precipitano. Parole-gioco, giochi di mondi, mondi di giochi. Nei nostri "world's games" si sono gettati a capofitto illustri studiosi (Bartezzaghi, Barton Johnson) e alcuni artisti hanno rischiato nel vero agone qualcosa di intimo e assoluto (Sophie Calle, Don Bendazzi). Ci sono inguaribili e divertiti visionari che hanno dato le forme più sognanti, spietate e alchemiche a questo gioco polimorfo e mostruoso (Petitto, Gabici, Circassia). Li ringraziamo tutti, ci hanno donato una scintilla della vertigine da cui chi veramente gioca, in assoluto, sa e vuole partire.


 
  Indice
 

LEMMATA
Omaggio a Roger Caillois

L'ANGOLO DEL DOTTOR KROLIK
Tempi sovrapposti, da Trattato sul ritmo, sul colore e sull’ornitologia di Olivier Messiaen.

SCRABBLE
Centinaia di stornelli di Anacleto Bendazzi.

SALONS
Don Bendazzi di Franco Gàbici, L'incubo delle città del gioco: da Yul Brynner alle lucertole di Paolo Petitto, La novella degli scacchi e della tavola reale di Sara Circassia.

INTRANSIGENZE
Vertigini verbali di Stefano Bartezzaghi, Il gioco dello Scrabble in Ada, ovvero prendere Nabokov in modo clitorideo di Don Barton Johnson, Doppio gioco (Sophie Calle) di Alexandra Cristina Castillo-Kesper.

LETTERE DA TERRA
Rubrica di corrispondenza con i lettori.

LACRIMAVAL
Dialoghetto in versi tra lo stato e l'arte di Marco Martinelli.

NOVISSIMA
Le ultime tre stazioni nel lungo percorso su Ada di Fanny & Alexander: Aqua Marina, Lucinda Museum, Vaniada. Il calendario dei prossimi appuntamenti.

INÉDITS
Gold di Luca Scarlini, Oro di Eugenio Sideri.

LINKS
Rubrica per viaggiatori e internauti.

GALLERY
Rebus per Ada: immagini dallo spettacolo Ardis II.

 
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