WORLD'S GAMES
“Una delle caratteristiche fondamentali
del gioco è la virtualità combinatoria, di cui l’alfabeto,
che è il materiale proprio del carme figurato, è fornito
in alto grado. Oltre questa coincidenza di superficie, gioco e arte
s’incontrano in motivazioni più profonde, che vanno
dalla radice dell’impulso all’attenzione dell’atto,
in ambedue l’una immotivata, l’altra diretta alla rappresentazione
di sé medesima. Anche la logica comportamentale di fronte
alla legge è sensibilmente uguale, poiché ambedue
si sviluppano secondo delle leggi, ma ambedue tendono a sfuggirvi,
non già con l’infrazione, come predica per l’arte
la teoria stilistica, ma sfruttando oltre l’uso corrente la
virtualità combinatoria del sistema istituito. L’artista
sommo non è tanto colui che infrange la regola quanto colui
che varia la consuetudine, così come il buon giocatore non
è il baro, ma l’inventore di soluzioni inconsuete nello
sviluppo dell’azione ludica. Gioco e pratica dell’arte
si incontrano spesso anche sul terreno sociale, dove se l’una
a volte viene inclusa in quelle salutari disoccupazioni dell’uomo
che sono i passatempi, l’altro si veste delle grazie formali
che son proprie della prima. Gioco e arte si ritrovano unite nelle
più oscure zone dell’affettività e dell’irrazionale,
dove quello che è detto per antonomasia gioco dello spirito
si appaia alla preghiera, allo scongiuro, all’epifania dell’eros…”
(Giovanni Pozzi, La parola dipinta, Milano, Adelphi, 1981)
È da molto tempo che ci interroghiamo sulla modalità
in cui far uscire un numero dedicato al gioco. Come affrontare una
scelta tra materiali così spaziosi? Come limitarsi ad una
possibile direzione tra le infinite, proprio in un ambito in cui
solo la polisemia più tentacolare e prodigiosa è garante
del vero senso?
Le stesse parole, proprio le arcane"parole dipinte"
di Padre Pozzi, che abbiamo qui convocato come Caronte per il nostro
viaggio, quelle parole che in qualche modo sono connesse al gioco,
e sono gioco esse stesse, ci fanno da guida nel labirinto del senso.
Noi, come è evidente, siamo partiti da certe piste famose
già tracciate da Caillois, principe e maestro di tutte le
trasversalità, a cui dedichiamo infatti Lemmata
di questo numero.
Partiamo dal termine gioco/iocus, di derivazione latina, che
secondo alcuni contiene l'asseragliante radice del giogo, secondo
altri il divorante splendore di ciò che è lieto (DIV,
vedi il sanscrito div-yati=gioco), ma ha pur sempre su di sè
l'ombra della ferita, di tutto ciò che un giorno venne scagliato
(JAK; il latino jàculum=dardo). Poi c'è il bellissimo
e arcaico ludo, che ritroviamo in parole quali ludoteca o nell'aggettivo
ludico, e che porta dentro il ludus, tutto nella sfera semantica
del giocoso moto, del ballo, ma anche nello slancio di ciò
che si innalza, tripudia, saltella e balza (LUG-LEG). La levità
estrema dunque, unita all'estrema vertigine, quella che è
tutta nel rischio, nell'azzardo, e che si consuma spesso
nell'incertezza; pensiamo al latino alea, i dadi. Le sue basi semitiche
originarie oscillano tra il valore di folleggiare (il napoletano
"pazziare"), e quello di divertirsi, stare allegri. Essere
arditi, to be foolish, to be insolent.
Insomma, dalle parole del gioco si spalancano mondi, e questi
mondi sono i puri precipitati del gioco e, ancora, in esso precipitano.
Parole-gioco, giochi di mondi, mondi di giochi. Nei nostri "world's
games" si sono gettati a capofitto illustri studiosi (Bartezzaghi,
Barton Johnson) e alcuni artisti hanno rischiato nel vero agone
qualcosa di intimo e assoluto (Sophie Calle, Don Bendazzi). Ci sono
inguaribili e divertiti visionari che hanno dato le forme più
sognanti, spietate e alchemiche a questo gioco polimorfo e mostruoso
(Petitto, Gabici, Circassia). Li ringraziamo tutti, ci hanno donato
una scintilla della vertigine da cui chi veramente gioca, in assoluto,
sa e vuole partire.
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LEMMATA
Omaggio a Roger Caillois
L'ANGOLO DEL
DOTTOR KROLIK
Tempi sovrapposti, da Trattato sul ritmo, sul colore e sull’ornitologia di Olivier Messiaen.
SCRABBLE
Centinaia di stornelli di Anacleto Bendazzi.
SALONS
Don Bendazzi di Franco Gàbici, L'incubo delle città del gioco: da Yul Brynner alle lucertole di Paolo Petitto,
La novella degli scacchi e della tavola reale di Sara Circassia.
INTRANSIGENZE
Vertigini verbali di Stefano Bartezzaghi, Il gioco dello Scrabble in Ada, ovvero prendere Nabokov in modo
clitorideo di Don Barton Johnson, Doppio gioco
(Sophie Calle) di Alexandra Cristina Castillo-Kesper.
LETTERE DA TERRA
Rubrica di corrispondenza con i lettori.
LACRIMAVAL
Dialoghetto in versi tra lo stato
e l'arte di Marco Martinelli.
NOVISSIMA
Le ultime
tre stazioni nel lungo percorso su Ada di
Fanny & Alexander: Aqua Marina, Lucinda Museum, Vaniada. Il calendario dei prossimi appuntamenti.
INÉDITS
Gold di Luca Scarlini, Oro di Eugenio Sideri.
LINKS
Rubrica per viaggiatori e internauti.
GALLERY
Rebus per Ada: immagini
dallo spettacolo Ardis II.
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