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Tempi sovrapposti
da “Trattato sul ritmo, sul colore e sull’ornitologia”
di Olivier Messiaen
traduzione di Francesco Giacchetti
A. Tempo e cambiamento
Tre nozioni: movimento, spazio, tempo. «La nozione di spazio non
può essere isolata dalle altre due, e la nozione di movimento è
ugualmente inseparabile dalla nozione di spazio e da quella di tempo.
La nostra conoscenza dello spazio sta nel tentativo di misurarlo ed è
attraverso il movimento che noi facciamo questa misurazione; il tempo
e lo spazio ci servono per misurare il movimento. Tuttavia possiamo definire
il tempo oltre allo spazio e a prescindere dal movimento, possiamo elevarci
fino alla concezione del tempo assoluto. Il tempo misura la durata di
tutto ciò che cambia, non suppone altro che il cambiamento. Praticamente,
per noi, si valuta attraverso il movimento degli astri. Ma continuerebbe
a esistere anche se non ci fossero più gli astri e nemmeno lo spazio:
purché qualche essere non immutabile esista». (Il geologo
Pierre Termier - «A la gloire de la Terre», p.409 e 410)
B. L’espansione dell’universo
«Solo le distanze intergalattiche sono in espansione. Le galassie
sono inalterate, e tutti i sistemi minori – ammassi di stelle, stelle,
osservatori umani e atomi – si sottraggono completamente all’espansione».
(«Expansion de l’Univers» - di Paul Couderc –
p. 178,179). «Se l’universo fosse così condensato come
è possibile immaginarlo, vale a dire se i protoni che lo compongono
si toccassero, il suo volume totale non oltrepasserebbe di molto l’orbita
di Marte. È questo stato che il canonico Lemaître invoca
nei suoi ultimi lavori e, secondo lui, questo blocco unico sarebbe analogo
ad un neutrone, la cui superradioattività genererebbe l’espansione.
– Se l’esistenza di uno stato iperdenso, nel passato dell’universo,
diventasse sempre più certo, sarebbe molto difficile descrivere
in maniera qualificata questo stato in cui le nozioni di spazio, tempo,
materia cambiano aspetto » (Id. p. 179).
C. Tempo delle stelle
«Se è possibile dire che non esiste una misurazione comune
tra le durate storiche o preistoriche e le durate geologiche, come può
esserlo quando si tratta di paragonare le durate cosmiche alle altre!…
Quando arriveremo ad avere un’idea dell’antichità,
dall’origine fino ai noi, del piccolo sistema che gravita intorno
al sole, ci ritroveremo impotenti di fronte alla questione dell’antichità
delle stelle. Probabilmente tra l’età del sole e quella dell’Orsa
Maggiore c’è lo stesso rapporto che esiste tra la vita dell’insetto,
o del fiore, e la durata delle montagne.» (Termier - «À
la gloire de la Terre» - p. 440, 441).
D. La distanza delle stelle dalla terra
«Un astrobus, lanciato alla velocità di 15 chilometri al
secondo, raggiungerebbe la stella Proxima Centauri (che gravita a 3,66
anni luce dal nostro sistema) dopo 73.000 anni!». «Sirio del
Cane Maggiore dista 81 trilioni di chilometri. La luce impiega più
di 29 anni per percorrere i 280 trilioni di chilometri che ci separano
da Vega la brillante stella della Lira. Aldébaran gravita a 46
anni luce». (Abbé Moreux – À travers les espaces
célestes – p. 55).
E. Movimento proprio delle stelle
«La velocità media delle stelle è di circa 35 chilometri
al secondo. Alcune stelle hanno una velocità inconcepibile: citiamo
1830 del catalogo di Groombridge (241 km/sec); 15290 Lalande (331km.)
e infine Arctururs: questo sole, situato a circa 125 anni luce è
caratterizzato da una velocità sconvolgente di 413 chilometri al
secondo! (Abbé Moreux - «À travers les espaces célestes
» p. 73, 74).
Età delle stelle:
«Shapley considera i due ammassi globulari estremi: il più
vicino a noi, ha 20.000 anni luce, mentre il più lontano, ha circa
1.000.000 di anni luce, e non trova nessuna differenza nella loro composizione
stellare: stessa proporzione di giganti dei diversi tipi, stessa concentrazione.
Ne risulta che sono più o meno allo stesso stadio della loro evoluzione,
alla stesa età della loro esistenza. Però l’uno ha
più di 1.000.000 di anni dell’altro. Ciò conferma
che il milione di anni è un lasso di tempo quasi trascurabile relativamente
alla durata dell’evoluzione stellare». (Téo Varlet
– Astronomie – p. 235).
F. Relatività degli eventi stellari
«Ciò che noi vediamo (del nostro Universo) non corrisponde
più alla realtà. I fenomeni osservati non sono affatto contemporanei,
lo stesso si dica per le stelle che non occupano le posizioni reciproche
in cui appaiono collocate le une in confronto alle altre: per ognuna di
esse, in effetti, la loro immagine ci arriva portata dalla luce che se
ne è staccata già da molto tempo. Così i raggi luminosi
che, oggi, impressionano simultaneamente il nostro occhio sono in marcia,
alcuni da alcuni anni, altri da secoli o forse di più; il chiarore
improvviso di una stella temporanea, che brilla questa sera, domani o
successivamente, è un evento molto più vecchio di un altro
fenomeno osservato alla fine del secolo scorso! ». (Rudaux –
Astronomie – p. 241).
G. Tempo delle montagne
«Bisogna notare che per la geologia le parole lento e brusco non
hanno un significato preciso; indicano semplicemente delle velocità
sproporzionate del flusso che misura la durata. Nella formazione delle
Alpi, per esempio, che ha abbracciato molti periodi geologici e che è
dunque un concatenamento di peripezie, di una lunghezza inimmaginabile,
sono capitati, quasi certamente, degli episodi rapidi che, per contrasto,
siamo tentatati di chiamare bruschi e che ci sembra abbiano degli andamenti
catastrofici: uno di questi episodi è forse durato quanto durerà
in totale l’umanità. Un altro, più rapido ancora,
e che ci sembra un lampo, sarà contenuto nel lasso di tempo di
una vita umana. Sono delle scene fugaci, recitate con impeto in un dramma
enorme, monotono ed interminabile». (Pierre Termier - «À
la gloire de la Terre», p. 428).
H. Il tempo dell’uomo
(tempo fisiologico – tempo psicologico)
«La durata dell’essere umano, come la sua dimensione, varia
a seconda dell’unità che serve alla sua misurazione. È
quindi immensa se la paragoniamo a quella dei topi e delle farfalle. Piccolissima
in confronto alla vita di una quercia. Insignificante quando è
collocata nel quadro della storia della terra. La misuriamo attraverso
il movimento delle lancette dell’orologio sulla superficie del quadrante.
Essa è dunque valutata in un’unità di tempo solare
e comprende all’incirca venticinquemila giorni».
(Docteur Alexis Carrel – L’homme, cet inconnu – p. 189).
L’uomo è un essere medio, che si colloca a metà tra
l’atomo e la stella. Ecco un quadro della scala delle durate che
vanno da quelle estremamente lunghe a quelle estremamente corte: inizia
dall’età delle galassie (durata immensa, spaventosa, così
estesa che ci vorrebbe un immenso sforzo per pensarla e per esprimerla).
Passa per la via del torio, la solidificazione della terra, la roteazione
della Via lattea, la vita umana, la soglia di percezione delle durate
e dei suoni, la vita di un atomo eccitato, fino all’onda associata
al protone (durata così infima che non si sa se le si possa applicare
nemmeno più la nozione di tempo). (Vedi Marcel Boll, les deux infinis,
p. 17). In principio, la soglia delle percezioni temporali dell’uomo
si colloca intorno ad un decimo di secondo, se la durata ci perviene tramite
il suono; l’occhio percepisce delle luci intense cinquanta volte
più brevi, senza che l’intelletto possa valutare la loro
durata reale. «Il tempo, benché distinto dallo spazio, non
può essere separato da quest’ultimo, sia sulla superficie
della terra sia in tutto il resto dell’Universo, sia per il biologo
sia per il fisico. Infatti nella natura il tempo è sempre osservato
come se fosse unito allo spazio. Ciascuna cosa concreta non possiede che
tre dimensioni spaziali. Una roccia, un albero, un uomo non possono essere
istantanei». (Carrel – p. 190, 191). «Non c’è
nessuna differenza tra il Tempo e una qualunque delle tre dimensioni dello
Spazio, a parte il fatto che la nostra conoscenza corre lungo questa quarta
dimensione (il Tempo), dall’inizio alla fine della nostra vita…
Ecco una serie di ritratti della stessa persona a 8 anni, a 15 anni, a
17 anni, a 23 anni ecc. Sono le rappresentazioni in tre dimensioni di
un essere a quattro dimensioni che è fisso e inalterabile».
(H. G. Wells – La machine à explorer le Temps [« La
macchina del tempo »] – p. 15 e 16). Ritengo importante segnalare,
tra parentesi, un curioso episodio di «La Machine à explorer
le Temps», il romanzo di Wells dal quale ho citato le righe precedenti.
Sono sicuro che interesseranno tutti coloro che si occupano di musica,
di ritmo, e tutti gli appassionati della quarta dimensione. L’eroe
del libro, l’esploratore del Tempo, ha costruito una macchina che
gli permette di viaggiare nel Tempo. Egli parte nel futuro, dove vive
avventure misteriose, orribili o commoventi, in mezzo ad un’umanità
degenerata, divisa in due razze: gli Eloïs, puerili ed affascinanti,
che intrecciano sotto il sole ghirlande di fiori – i Morlocks, immondi
e sotterranei, antichi schiavi, che mangiano gli Eloïs durante la
notte. Per fortuna la storia è illuminata dall’amore-amicizia
di Weena, fragile e commovente donna-bambina. Dopo la morte di Weena,
il protagonista si spinge ancora più lontano nel futuro e si ferma
su una spiaggia desolata. La terra si riposa, in un continuo crepuscolo;
l’oceano, senza marea, si ricopre ai lati di una fitta incrostazione
di sale. Ma lasciamo ora parlare l’Esploratore del Tempo:
«Sentii sulla mia guancia un solletico, come se una farfalla vi
si fosse appena posata. Con la mano provai a cacciarla ma ritornò
subito e, quasi immediatamente, un’altra si posò vicino al
mio orecchio. Vi portai velocemente la mano e afferrai una specie di filamento
che mi scivolò rapidamente fra le dita. In un atroce tumulto del
cuore mi girai e capii che avevo afferrato l’antenna di un granchio
mostruoso che era proprio dietro di me. I suoi occhiacci si torcevano
nei fusti prominenti; la bocca sembrava animata da un forte appetito e
le sue grandi pinze maldestre – coperte da una bava appiccicosa
- si abbassavano su di me. In un solo momento, la mia mano toccò
la leva (della Macchina), ed interposi un mese di distanza tra me e il
mostro ». (H. G.Wells,
«La Machine à explorer le Temps», p. 129). Questa visione
da incubo, questo duello a colpi di durata, mi sono sempre sembrati molto
istruttivi. Per il musicista la durata è un’arma, con la
quale attacca e convince il suo ascoltatore – e questo singolare
potere che ha di dividerla in tanti modi diversi rimane per me la sua
più grande prerogativa.
«Il tempo interiore è l’espressione dei cambiamenti
del corpo e delle sue attività nel corso della vita; rappresenta
la successione ininterrotta degli stati strutturali, umorali, fisiologici
e mentali che costituiscono la nostra personalità… Siamo
quindi costretti a dividere il tempo interno in fisiologico e psicologico.»
(Docteur Alexis Carrel,
«L’homme, cet inconnu», p. 194).
Tempo fisiologico
«Il tempo fisiologico è una dimensione fissa, costituita
dalla serie di tutte le modificazioni organiche dell’essere umano,
dalla nascita alla morte. Può essere considerato anche come un
movimento, come gli stati successivi che costituiscono la nostra quarta
dimensione agli occhi dell’osservatore. Fra questi stati, alcuni
sono ritmici e reversibili, quali le pulsazioni del cuore, le contrazioni
dei muscoli, i movimenti dello stomaco e quelli dell’intestino,
le secrezioni delle ghiandole dell’apparato digerente. Gli altri
sono progressivi e irreversibili, quali la perdita dell’elasticità
della pelle, l’imbiancarsi dei capelli, l’aumento dei globuli
rossi nel sangue, l’indurimento dei tessuti e delle arterie. I movimenti
ritmici e reversibili si alterano ugualmente durante il corso della vita.
Anch’essi subiscono un cambiamento progressivo e irreversibile.
E nello stesso tempo, la costituzione degli umori e dei tessuti si modifica.
È questo movimento complesso che costituisce il tempo fisiologico».
(Id., p. 194, 195).
Il tempo psicologico
«L’altro aspetto del tempo interiore è il tempo psicologico.
La nostra coscienza registra non il tempo fisico, ma il suo movimento,
la serie dei suoi stadi, sotto l’influenza degli stimoli provenienti
dal mondo esterno. Il tempo è il tessuto stesso della vita psicologica.
La durata mentale non è un momento che sostituisce un momento.
È il progresso continuo del passato. Tramite la memoria, il passato
si accumula sul passato, si conserva automaticamente da solo e per intero
ci segue in ogni istante. Senza dubbio, pensiamo solo con una piccola
parte del nostro passato. Ma è con il nostro passato nella sua
interezza che desideriamo, vogliamo, agiamo. Siamo una storia. E la ricchezza
di questa storia esprime quella della vita interiore piuttosto che il
numero degli anni che abbiamo vissuto. Noi sentiamo oscuramente che non
siamo identici a come eravamo ieri. Ci sembra che anche i giorni passino
sempre più in fretta. Ma nessuno di questi cambiamenti è
preciso, né così costante da essere misurabile. Il movimento
intrinseco della nostra coscienza non può essere definito. Inoltre
sembrerebbe che non interessi tutte le funzioni mentali. Alcune di loro
non sono modificate dalla durata». (Id. p. 195, 196).
Apprezzamento del tempo secondo l’età
« I minuti, le ore, gli anni sono diversi per ogni individuo e per
ogni periodo della vita di un individuo. Un anno è più lungo
durante l’infanzia, molto più corto durante la vecchiaia.
Ha un valore differente per un figlio rispetto ai genitori. È molto
più prezioso per lui che per loro, perché contiene più
unità del suo tempo proprio… I giorni della nostra infanzia
ci appaiono lentissimi. Quelli della nostra maturità hanno una
rapidità sconcertante… Il tempo fisico scivola ad una velocità
uniforme, mentre la nostra velocità diminuisce costantemente. È
come un gran fiume che scorre nella pianura. All’alba dei suoi giorni
l’uomo cammina allegramente lungo il fiume. E le acque gli sembrano
pigre. Ma a poco a poco esse accelerano il loro corso. Verso mezzogiorno
l’uomo non si lasciano piò superare dall’uomo. Quando
la notte si avvicina, aumentano ancora la loro velocità e l’uomo
si ferma per sempre, mentre inesorabilmente il fiume continua la sua corsa.
In realtà il fiume non ha mai cambiato la sua velocità.
Ma la rapidità del nostro cammino diminuisce... Noi percepiamo
confusamente il cammino continuamente rallentato del nostro tempo interiore,
vale a dire dei nostri processi fisiologici. Ognuno di noi è l’uomo
che corre lungo il fiume e si stupisce di vedere precipitare il passaggio
delle acque ». (Id. p. 221, 222).
Quanti eventi occupano la vita di un bambino! Alcuni fisiologici, altri
psicologici: formazione dello scheletro, formazione della personalità
morale e tissulare, intensità del metabolismo (trasformazioni provocate
dal movimento nutritivo), cambiamenti continui del plasma sanguigno –
coordinamento della visione e della prensione, e costruzione dello spazio
– collocazione dei fatti esterni, rappresentazione della successione
e costruzione del tempo – presa di coscienza dei rapporti o formazione
dell’intelligenza, studio del linguaggio (passaggio dal monologo
al dialogo), formazione del giudizio, della volontà, formazione
della coscienza morale – formazione dell’io.
Se l’infanzia comprende un numero enorme di eventi psicologici e
fisiologici, l’età adulta ne ha molto meno, la vecchiaia
pochissimi. Ed è per questo, che malgrado il numero di anni inferiori
a tutto il resto della vita, l’infanzia ci appare ed è realmente
più lunga.
Ribadiamo le due leggi della Durata vissuta:
a) Sentimento della durata presente. Legge: «Più il tempo
è pieno (di eventi), più ci appare corto – più
è vuoto (di eventi), più ci appare lungo.» (Cuvillier).
b) Apprezzamento retrospettivo del tempo passato. Legge inversa: «più
il tempo era riempito (di eventi), più ci appare lungo ora –
più era vuoto (di eventi), più ci appare corto ora».
(Cuvillier).
La seconda legge mi pare più evidente della prima. Innanzitutto
perché la prima legge si rivolge al presente ed il presente è
difficilmente apprezzabile, perché carico degli echi dal passato
e dall’attesa del futuro. In seguito perché la seconda riassume
perfettamente il sentimento della nostra propria durata: la mia infanzia
è durata più a lungo di tutto il resto della mia vita. […] |