Lemmata
       
     

Questa rubrica è un omaggio alla parola viva, al verbo dinamico, incandescente. Oggi c'è un "tipo di linguaggio che è diventato da difficile incomprensibile, semplicemente perché è cambiato il nostro atteggiamento verso di esso, verso l'uso che se ne può fare".
Questo glossario in fieri, attinge a quegli autori che hanno sempre lavorato contro la deteriorazione e la consumazione del vocabolario, delle parole scelte e precise che si trovavano di volta in volta ad usare.

In questo numero estivo il nostro filo rosso è il cielo, de-siderato, osservato, luogo di pieni e di mancanze assolute, di salde fissità e di precipitevoli cadute.

di R. H. Alice Lagosse

       
     

C

COMETE
[…] Viaggiano. Conoscono stelle, pianeti, asteroidi, dappertutto c’è qualcuno che le conosce. Forse frequentano angeli, draghi costellazioni. Conoscono il fruscio degli déi. Ci sono comete che vagolano con la valigetta di fibra. Ci sono comete che si trascinano una coda di bagagli, vestiti, parrucche. Qualcuna ha il suo coiffeur che le cambia pettinatura a seconda del pianeta presso cui indugia. Tutte hanno una vita avventurosa, hanno storie da raccontare, hanno chiacchiere e confidenze da perdere per strada. Se incrociano altre comete, indugiano a dirsi storie che nessuno può ascoltare. Talora, d’estate, quando tutti dormono, potete sentirle ridere. Il loro senso dell’umorismo è stravagante e sottile; alcune delle loro fole fanno ridere solo dopo cento, centovent’anni. […]
(Giorgio Manganelli. La notte, 1996, Milano, Adelphi. P. 222)

G

GEMINGA
L'enigma della Geminga è stato sciolto. Geminga si pronuncia come il milanese gh'è minga: non c'è. […] La stella Geminga deve il suo nome fra il dialettale e l'astruso al fatto che la coda di questa stella risultava invisibile a ogni rilevazione. Si tratta di una stella di neutroni: il resto dell'esplosione di una supernova, la massa del nostro Sole concentrata in una sfera di venti chilometri di diametro, che gira su sé stessa in una frazione di secondo e si muove alla velocità di 120 chilometri al secondo. Geminga sfreccia molto vicina (in termini di prossimità astronomica) a noi, e ora la sua coda biforcuta è stata finalmente rilevata da nuovi strumenti a disposizione dei ricercatori dell'Istituto di Astrofisica Spaziale del Cnr di Milano. "La gh'è, la gh'è", avranno commentato: ma certo che c'è. […] Le stelle, sidera, entrano nell'etimologia della parola desiderio proprio quando sono invisibili, quando "non ci sono": gli astrologi che alla scomparsa nel cielo nebuloso delle stelle non potevano che sospirare (e appunto de/siderare) ora sono stati rimpiazzati da più ostinati astrofisici che fanno di "Geminga" il loro grido di battaglia. Se non c'è la coda della cometa, inventeremo strumenti, ci vorranno anni di pazienza, ma alla fine di code ne tireremo fuori addirittura due, ben disegnate e proprio laddove una stella di neuroni deve averle. "Geminga", o "ghe n'è minga", sospireranno poi gli innamorati sorseggiando cognac: non potranno mai vedere quella velocissima stella distante da noi cinquecento anni luce, ma cosa sia l'assenza, quello, lo sanno benissimo.
(Stefano Bartezzaghi. Trovata la stella che non c'è. La Repubblica, 25 luglio 2003.

L

LUNA DI POMERIGGIO
La luna di pomeriggio nessuno la guarda, ed è quello il momento in cui avrebbe più bisogno del nostro interessamento, dato che la sua esistenza è ancora in forse. È un’ombra biancastra che affiora dall’azzurro intenso del cielo, carico di luce solare; chi ci assicura che ce la farà anche stavolta a prendere forma e lucentezza? È così fragile e pallida e sottile; solo da una parte comincia ad acquistare un contorno netto come un arco di falce, e il resto è ancora tutto imbevuto di celeste. È come un’ostia trasparente, o una pastiglia mezzo dissolta; solo che qui il cerchio bianco non si sta disfacendo ma condensando, aggregandosi a spese delle macchie e ombre grigiazzurre che non si capisce se appartengano alla geografia lunare o siano sbavature del cielo che ancora intridono il satellite poroso come una spugna. […]
(Italo Calvino. Palomar, 1994, Milano, Mondadori. P. 35.)

V

VELO DI ISIDE
In Sais, un’immagine di Atena, assimilata a Iside, recava la scritta: "Io sono tutto ciò che fu, ciò che è, ciò che sarà. Nessuno mai osò sollevare il mio velo".
Questo per noi mortali è l’essenza stessa della parola, e la ricerca delle sue segrete armonie non ha il fascino di un’oscura empietà, ma è la rivelazione di un’intraveduta bellezza. Per noi è la riconquista di quel lontano passato in cui vivono le parole che hanno creato il mondo.
(Giovanni Semerano. L’infinito: un equivoco millenario, 2001, Milano, Mondadori. P. 30)

       
     

Indice | Lemmata | Dr. Krolik | Scrabble | Salons

Intrasigenze | Lettere da Terra | Lacrimaval | Novissima