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  Spettacoli - Ardis I (Les Enfants maudits)
       
      Gli ardori e gli alberi di Ardis
       
     

Ardis, l’arte e l’ardore, questo è il Leitmotiv ossessivo di Ada.
“Penso agli uri, e agli angeli, al segreto dei pigmenti duraturi, ai sonetti profetici, al rifugio dell’arte.” (Lolita)

Quando Fanny & Alexander battezzò la sua sede teatrale, a Ravenna, circa tre anni fa, tra tutti i nomi possibili, fu un nome preso a prestito dalla letteratura ad essere scelto.
“Ardis Hall”, la mitica magione romanzesca di Ada, fulcro dell’amore di Ada e Van, Eden e Ade, matrice prima della stessa idea di opera d’arte. Nome che sa d’ardore. Nome suono, nome pianeta. Nome che, in greco antico, significa “freccia”.

La storia di Ada è apparentemente semplice. Ada è il primo amore di Van. Van è il primo amore di Ada. Essi sono amanti, ma sono anche fratello e sorella. Li si crede nati da fratelli germani, e nel romanzo tutto è calcolatamente costruito per occultare e svelare, vicendevolmente e impercettibilmente, la vera natura del loro amore. Ada e Van sono al tempo stesso stranamente simili e risolutamente differenti: il loro amore può andare dal più assoluto maniacale narcisismo, alle più violente e atroci rotture.

Vivono su Antiterra, nostro pianeta gemello, dove l’idea di Terra è un mito e ogni forma d’arte un gioco. Ottant’anni dopo, Ada e Van sono sempre insieme, ed è insieme che scompaiono, come per evanescenza, dal libro di memorie in cui Van fa il suo racconto del loro amore. Martiri del tempo, infinitamente e beatamente decrepiti, distesi sulla schiena nel loro letto metafisico, non possono morire, nemmeno alla fine, all’inevitabile fine dell’opera che essi stessi stanno componendo con le loro vite.

La lettura di Ada è un agone, un gesto di puro erotismo, di ardente antagonismo tra lettore e autore. Il racconto è dato per indizi sensoriali, per cenni stratificati e precisissimi, per intuizioni fulminee. Esso spinge ad improvvisi abbandoni sensuali e a soprassalti continui dell’intelletto, a giochi assassini (“pun assasine”), a giochi di mondi (“playing a game of worlds”).

Ci siamo immaginati queste intense variazioni, giochi di mondiparole, in senso cosmologico, attribuendo loro una specifica geografia fantastica. Ardis I è la prima “dimora”, delle sette in cui Fanny & Alexander sosterà, per Ada, cronaca familiare. Questa dimora è quella edenica del primo incontro d’amore tra Ada e Van, quella impossibile e già perduta dell’ossessivo ripresentarsi di un mito ormai incandescente, per Nabokov, ma anche per Fanny & Alexander.

Questa dimora ha per noi una specifica strana natura, quella di ingresso, un’allusiva stanza, luogo enigmatico ribattezzato “cinema da camera”.

       
      Cinema da camera
       
     

Immaginate un giardino in una sala da concerto, e una galleria d’arte in quel giardino…
L’avete fatto? Ecco, siete arrivati a una delle possibili definizioni di “cinema da camera”.

Adesso immaginatevi una galleria d’arte, e pensatela dentro un teatro, esso stesso situato all’interno di un romanzo, che pare talvolta trasfigurarsi in quel giardino dal quale siete partiti, e trasformarlo in una sorta di demonico Eden. Il romanzo era un ardente romanzo d’amore, fin dal principio. Ve lo dobbiamo dire. Anche se forse, a qualcuno di voi, sarà potuto sembrare semplicemente un giardino, in cui molte cose, tra cui l’amore, sono occorse.

Infine - ve lo chiediamo quasi sottovoce - immaginatevi come addormentati, dentro la stanza in cui avrete collocato il giardino Ardis, e immaginatevi poi, al risveglio, di cader vittime d’un magnifico errore: quel giardino, all’improvviso, non è più un giardino, ma una stanza nuda, piena d’occhi, che vi scruta, che vi chiama da ogni lato dentro un altro giardino.
Il problema dell’ingresso nel romanzo, nell’amore che vi è stato promesso, è un problema di pertugi, di buchi, di fessure, attraverso le quali potrete passare.

Immaginate dunque una porta chiusa, in una stanza, sulla quale un’apertura informe sveli certe figure affacciate ad altrettante finestre, che danno sul racconto che voi state, in prima persona, per accogliere. Le finestre, come si sa, sono la consolazione della letteratura in prima persona attraverso i secoli. Ebbene questa storia d’amore e di finestre sarà consolazione per ognuno di voi.

Abbiamo collocato davanti alla vostra finestra la vista sull’interno di una camera: un dipinto che rappresenta esattamente la porzione di paesaggio occupata dal dipinto. Se il soggetto del paesaggio fosse un albero, quest’albero nasconderebbe dunque quell’altro albero che gli sta dietro, fuori dalla stanza. La stessa cosa avverrà dunque per soggetti differenti: uccelli, baci, tradimenti. Essi si troveranno per voi, spettatori, talvolta all’interno della stanza, sul dipinto, talvolta all’esterno, nel paesaggio reale. La casa sarà dunque una finestra aperta sulla parete d’una stanza, ma darà su una stanza che a sua volta contiene la casa. Una figura di donna, ad esempio, sarà un volto che è una parte del suo stesso corpo (i seni gli occhi, il sesso la bocca).

Questo mondo, il mondo del cinema da camera, offrirà piena giustificazione ad ogni vostra singola esigenza: narrativa, letteraria, pittorica, musicale, museale, botanica ecc. Ma sottolineiamo che, in realtà, non si tratterà che di una delle possibili esperienze sensoriali, che sfuggirà infine ad ogni analisi oggettiva. Quest’esperienza ripagherà, in parte, la vostra fiducia riposta nel romanzo-giardino di partenza, dimostrandovi, forse, che il vostro piacere di spettatori, nel caso esista, potrà dipendere solo da un enigma, attaccato a voi, ad un dipinto e al romanzo; infine, che starà a voi decidere se vorrete attraversarlo.

       
     

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