«Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano un lungo dardo d’oro, sulla cui punta di ferro sembrava avere un poco di fuoco. Pareva configgerlo a più riprese nel cuore, e che penetrasse fino alle viscere. Nel ritirarlo, mi sembrava che se le portasse con sé e mi lasciava tutta infuocata con un grande amore per Dio. Lo spasimo della ferita era così forte che mi faceva uscire gemiti, e pertanto era così dolce da impedirmi di desiderarne la fine.» (Santa Teresa d'Avila, Autobiografia, XXIX, 13)